I diritti dei pazienti, in particolare i diritti della partoriente, sono divenuti di recente il centro dell’attenzione nelle conversazioni di molti gruppi che lavorano con madri incinte e famiglie. L’anno scorso, durante la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, si è parlato molto della violenza ostetrica e dell’impatto negativo che il trauma della nascita può avere su intere generazioni di donne. Dopo anni di silenzio, le donne di tutta Italia e del mondo stanno parlando delle loro esperienze di violenza e maltrattamento in sala parto.
La violenza ostetrica è un argomento difficile e spesso controverso soprattutto perché avviene in un momento di grande gioia per i nuovi genitori. Come la maggior parte delle violenze di cui è difficile discutere a livello tradizionale, è commessa da un’autorità fidata, qualcuno in cui è stata riposta molta fiducia. Come in molti casi di violenza istituzionalizzata, non è sempre riconosciuta come violenza dagli autori o dai testimoni perché è così comune da essere normalizzata. Vengono fatte molte giustificazioni, come “si è sempre fatto così” o “è così che mi è stato insegnato”, che permettono unauto assolvimento dove dovrebbe esserci un cambiamento. Ora, però, un numero crescente di ricerche, testimonianze e giurisprudenza ha riconosciuto e definito la violenza ostetrica, e le madri, le vittimi più comuni, ne stanno parlando come mai prima d’ora.
La violenza ostetrica è definita come un maltrattamento durante le fasi perinatale e postnatale, caratterizzato dalla violenza fisica o verbale ma anche dal rifiuto di fornire informazioni complete e di coinvolgere le pazienti nel processo decisionale. Per decenni abbiamo seguito un approccio medicalizzato alla nascita, dove la donna non era vista come la figura centrale dell’esperienza ma come un altro elemento da gestire. A livello globale ci stiamo spostando verso un approccio più centrato sul paziente e l’Italia sta facendo passi avanti per recuperare il ritardo. I sostenitori di un’assistenza rispettosa alla maternità stanno lavorando duramente per ottenere un riconoscimento legale nazionale per la protezione degli individui che partoriscono. La convinzione a lungo sostenuta che finché il bambino viene partorito in modo sicuro significa che nient’altro conta, sta cambiando per riconoscere che l’impatto di una nascita traumatica per i genitori ha conseguenze negative per la famiglia ma anche per la società nel suo complesso.
Consenso informato
Il consenso informato è un concetto legale che dà al paziente il diritto di essere pienamente informato sui rischi, i benefici e le alternative a qualsiasi procedura medica proposta. Questo non significa far firmare al paziente una rinuncia, ma significa avere una discussione effettiva con il paziente e fornire una spiegazione. Il diritto di rifiutare un trattamento medico è incluso nella costituzione italiana come diritto legale. Le uniche eccezioni per non ottenere il consenso informato sono i casi di emergenza in cui il paziente è incapace o di incapacità legale. Un parto fisiologico non è considerato un’emergenza, anche se la pratica consolidata è quella di prendere decisioni senza informare completamente o dialogare con la partoriente. La spinta per una maternità rispettata significa che la nascita, e le decisioni che circondano qualsiasi intervento medico, richiedano una conversazione tra medici e pazienti, con rispetto per le decisioni prese dai genitori, anche se i genitori scelgono un’opzione che differisce dalle preferenze del medico.
Creare un cambiamento
La generazione di un cambiamento intorno alla nascita non avverrà esclusivamente attraverso i mezzi legali. È necessario un cambiamento culturale e sia i genitori che i professionisti medici devono richiedere risultati migliori per il parto. I genitori che cercano un’esperienza di nascita positiva devono informarsi, ma devono anche trovare un operatore sanitario che sia in grado di rispondere ad ogni loro domanda con rispetto. All’interno della comunità medica, abbiamo bisogno di allontanarci dall’atteggiamento “il medico conosce meglio” per passare ad un atteggiamento incentrato sul paziente. Come cultura, abbiamo bisogno di valorizzare la salute materna molto più di quanto non facciamo attualmente.
Perché una nascita rispettosa è importante?
Il trauma da parto, cioè il trauma causato da maltrattamenti durante la gravidanza o il parto, ha un impatto sui genitori e sulla società. Gli studi dimostrano che le donne che subiscono abusi durante il parto hanno maggiori probabilità di soffrire di depressione post-partum, hanno maggiori probabilità di avere un solo figlio e mostrano una generale riluttanza a cercare assistenza medica per altre malattie. Questi risultati hanno un impatto su tutta la società.
Cosa si può fare?
Dobbiamo sostenere le famiglie fornendo loro informazioni durante la gravidanza su cosa comporta un’esperienza di nascita rispettata e quali sono i loro diritti. Allo stesso tempo, dobbiamo lavorare con gli operatori sanitari e gli ospedali per spiegare la violenza ostetrica e il suo impatto. Solo unendoci come comunità possiamo creare un cambiamento sostenibile e non litigioso a beneficio di tutti.